L’interscambio commerciale Italia-Cina è divenuto sempre più rilevante negli ultimi vent’anni come testimoniano i dati dell’Osservatorio Economico su dati Istat che qui di seguito riportiamo.
Nella tabella sottostante possiamo notare le quote import degli ultimi 10 anni. Possiamo notare una crescita modesta ma costante fino al 2016 (inframezzata da un anno negativo). Dal 2017 vi è un incremento del trend di crescita (9.2% rispetto all’anno precedente), che prosegue l’anno successivo e si interrompe ovviamente con il COVID (2019-2020 => -0.4%; -12%). Il trend di crescita delle importazioni riprende con forza nel 2021, con un +12% sul 2018 (ultimo anno non influenzato negativamente dal COVID). Il 2022 conferma non solo la ripresa del trend positivo, ma un deciso incremento percentuale con un +53% rispetto al 2018 (considerato anno benchmark perchè pre-pandemico).
L’export italiano è da sempre punto di forza del paese, la cui bilancia commerciale è difatti sempre stata positiva. Il dato import del 2022 (+53% rispetto al 2018) rappresenta un incremento talmente rilevante che ha reso negativo il saldo della bilancia commerciale italiana, nonostante l’export, nello stesso anno, abbia raggiunto una quota mai vista prima con un incremento del +34% rispetto all’anno pre- Covid 2018.
La considerazione generale è quindi che sia l’import che l’export sono in forte crescita; ma se l’export è un dato che ci si aspetta dall’Italia (economia basata sulla manifattura destinata all’export) il dato import è sempre più considerevole. Ciò significa una sempre maggiore internazionalizzazione del tessuto imprenditoriale italiano, che sempre più diffusamente si rivolge ad approvvigionamenti esteri per abbattere i costi o comunque per scarsità della materia prima/semilavorato nel mercato interno.
La Tabella 2 ci offre una chiave di lettura più generale e complessiva della quota dell’economia italiana nel mondo, che ci conferma le considerazioni tratte dalla tabella 1: possiamo infatti notare che storicamente l’export italiano è sempre stato superiore alla quota import, rendendo così positiva la bilancia commerciale italiana. Dal 2013 al 2023 la quota export è rimasta sostanzialmente costante, ed il dato più significativo è la quota import, che passa dal 2,5% del totale mondiale al 2,8% andando quasi a pareggiare l’export del paese
La tabella 4B analizza il dato import più nel dettaglio. La maggior parte del materiale importato arriva dall’Europa (all’incirca i 2/3). Il dato non è sorprendente in quanto l’area europea, attraverso i suoi trattati economici prima e l’istituzione dell’Unione Monetaria poi, ha come finalità quella della facilitazione normativa e burocratica degli scambi commerciali fra i Paesi Membri. La rimanente quota import proviene principalmente dall’Asia. Il trend dell’import dall’Asia è stato senz’altro influenzato negativamente dalla pandemia nel 2020/21, difatti con la riapertura degli scambi internazionali nel 2022 ha ripreso a crescere a discapito degli import dall’UE, nonostante quest’ultimi godano di agevolazioni daziarie e normative. La lettura complessiva del dato è quella di una progressiva ma costante ricerca di nuovi mercati, spesso di economie emergenti.
La Tabella 5B ci mostra quali siano i principali paesi di provenienza delle merci importate in Italia. La Germania si conferma il partner storico (è contemporaneamente la principale destinataria dell’export italiano) ma il trend di crescita sembra essere in diminuzione. Al secondo posto si attesta la Cina con una crescita media annuale dell’8% costante negli ultimi 3 anni.
La tabella 8B ci mostra una panoramica del complessivo fabbisogno import italiano
Le quote più rilevanti sono quelle dell’importazione di autoveicoli, medicinali e preparati farmaceutici, prodotti dell’industria chimica, metalli ferrosi e non. In seconda fascia troviamo i macchinari di impiego generale ed il petrolio grezzo. In ultima, ma non meno importante fascia, troviamo abbigliamento, prodotti per l’automotive, apparecchi per le telecomunicazioni, e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio come le materie plastiche e la gomma.
Andiamo ora a vedere più nel dettaglio le importazioni italiane dalla Cina, le categorie merceologiche più importanti, il trend degli ultimi anni, i possibili sviluppi futuri.
Dalla tabella di fonte ISTAT qui sopra si evince come le importazioni dalla Cina siano aumentate negli ultimi tre anni del 19,60% (su base 2020-2021) e del 49% (su base 2021-2022). Indice di un interscambio commerciale in crescita.
Dal grafico soprastante vediamo nel dettaglio le categorie merceologiche più importanti. Al primo posto troviamo la macrovoce doganale 85 (22% del totale) riguardante materiale elettrico e telefonia mobile: sistemi di propulsione elettrica quali motori, convertitori, trasformatori, accumulatori e apparecchi elettrotermici e di regolazione. Al secondo posto la macrovoce doganale 84: sistemi di condizionamento e raffreddamento, macchinari industriali e relative parti accessorie, tra le quali spiccano quelle a controllo numerico e di lettura/elaborazione dati, alberi a camme e di trasmissione, cuscinetti, pompe di aspirazione liquidi e aria, caldaie e rubinetteria. Terza piazza per i prodotti chimici organici (macrovoce 29 – 8% del totale) di cui la stragrande maggioranza è rappresentata dai composti eterociclici utilizzati nell’industria farmaceutica, chimica, tessile, dei coloranti, petrolifera e fotografica e nella produzione della gomma. Al quarto posto (5% del totale importato) troviamo la macrovoce 72: semilavorati in ferro ed acciaio per la successiva lavorazione. Subito dopo troviamo un gruppo di macrovoci che si attestano attorno al 3% del totale importato: settore plastica, abbigliamento, medicale ed automotive.
Per avere una visione più generale della strategicità delle relazioni commerciali Italia – Cina potremmo idealmente andare a sovrapporre la tabella 8B (fabbisogno complessivo import Italia ) con la tabella (importazione dalla Cina per voce doganale). Avremmo in questo caso conferma di come l’export cinese sia in grado di coprire una parte veramente rilevante del complessivo fabbisogno italiano. Per differenza quindi, ed in maniera molto sommaria, potremmo così dedurre le principali macrocategorie non coperte dall’export cinese: fonti di energia fossile e semilavorati afferenti, e prodotti destinati all’agricoltura.